15 Ottobre 2005 - Intervista Esclusiva
"Il mistero di Lovecraft - Road to L."
Intervista ai registi Federico Greco e Roberto Leggio.
di Francesco Lomuscio

In occasione della distribuzione cinematografica dell'inquietante film-documentario Il mistero di Lovecraft, prodotto da Digital desk e Minerva pictures, abbiamo incontrato a Roma i due registi Federico Greco e Roberto Leggio, per scambiare due parole sul lungometraggio.

Cosa ne pensate di questa nuova ondata di cinema horror?
Federico Greco: Credo che questa nuova ondata di cinema horror abbia gli stessi problemi che ha questa rivalutazione molto poco intelligente che si sta facendo del cinema di genere in assoluto: l'horror è una parte del cinema di genere, in Italia adesso si sta rivalutando Lino Banfi ed un cinema che io definisco paccottiglia, soltanto perché non si fa più e si fa un cinema completamente opposto. Però, attenzione, io credo, allo stesso tempo, che sia solo il cinema di genere, però di alto livello, quindi, se posso fare un esempio, anche un po' banale, i film di Sergio Leone o Michele Soavi. Questo cinema di genere è l'unico che adesso può salvare il cinema di genere, il problema è che il cinema di genere nella sua complessità è costituito nel 95% dei casi di paccottiglia e nel rimanente 5% di grandi film. Credo che il cinema di genere, quindi l'horror, possa essere un ottimo strumento per descrivere la realtà, solo che nella maggior parte dei casi serve solo per fare soldi. Per questo continuo a dire che Shining è uno dei più grandi film horror, perché prima di tutto è un grande film e poi è anche un film horror.
Roberto Leggio: Io devo dire che il cinema horror ha ultimamente segnato il passo, anche perché analizzando tutti i prodotti americani che vengono realizzati adesso ci accorgiamo che non sono altro che pseudo-remake dei film provenienti dall'Oriente. Quindi, secondo me l'horror è arrivato a un punto di arrivo, bisognerebbe trovare qualcuno che riuscisse a rilanciare il genere, anche con piccole produzioni, non necessariamente ad alto budget, perché un film di genere horror non ha bisogno di tanti soldi. Pensiamo a Wolf creek, un piccolo film australiano, girato in digitale, il cui regista in ottanta minuti, con quattro lire, riesce ad inchiodare alla sedia.

Pensate che in Italia ci sia bisogno di un ritorno al cinema horror?
Roberto Leggio: Io penso di sì, anche perché non dimentichiamoci che questo genere in Italia, negli Anni Settanta, fu uno dei generi cardine del cinema, purtroppo poi sono avvenute molte cose: le produzioni non hanno avuto più coraggio di fare dei film di genere e, negli Anni Ottanta, hanno sempre pensato che gli horror fossero prodotti di serie b, cosa che secondo me non è vera, perché ricordiamoci che si tratta di un genere che espone metaforicamente le nostre paure, quindi da rivalutare.
Federico Greco: Lo dicevo prima, comunque sì, secondo me l'horror è un grimaldello straordinario per descrivere una società come la nostra, piena di contraddizioni, però, ripeto, purtroppo la maggior parte delle volte è solo un genere nel senso hollywoodiano del termine, usato solo per portare soldi al botteghino, basta pensare a tutta la serie di copie e cloni inutili dei film giapponesi. Poi questo è un periodaccio per l'Italia e l'horror teoricamente dovrebbe costare più di ogni altro film sociologico all'italiana, quindi è impossibile che possa riprendere piede, però, visto tutto questo scombinamento totale delle carte a livello economico e culturale, potrebbe produrre certe dinamiche e strategie in grado di riportare in auge in genere. Ma non è fondamentale che l'horror rinasca, è fondamentale che rinasca il buon cinema, però è importante capire che l'horror non è necessariamente cattivo cinema.

Quali sono i vostri registi preferiti?
Federico Greco: Personalmente sono un grandissimo estimatore di Stanley Kubrick, ho girato anche un documentario su di lui e attualmente reputo che David Lynch sia il più grande regista vivente. Inoltre, vorrei tanto che continuasse a fare lungometraggi il regista belga Jaco van Dormael, il cui primo film, Totò le héros, l'ho trovato straordinario, unico.
Roberto Leggio: Essenzialmente a me piace molto Spielberg, in quanto ho iniziato a studiare cinema dopo aver visto Lo squalo, poi Wenders, che trovo sia uno dei più grandi registi europei, e mi piaceva molto Kurosawa: è stato forse quello che è riuscito meglio a rendere il cinema orientale fruibile resto del mondo. Poi mi piace molto Coppola e mi dispiace che non riesca a portare a termine Megalopolis, film di fantascienza con influenze abbastanza sociologiche. Dimenticavo, il mio regista preferito in assoluto è Pietro Germi, grandissimo genio del cinema, purtroppo mai considerato del tutto per quello che era, forse perché dentro di lui c'erano due anime: una totalmente socialista, dalla famiglia in cui veniva, anche se era un democristiano sfegatato, però, chi analizza le sue storie, scopre che è stato il primo in assoluto a demolire la piccola mentalità della provincia italiana.

Dovendo dare un giudizio al vostro film, cosa direste?
Federico Greco: Ovviamente non ha senso fare una critica positiva perché siamo i registi, quindi, se dovessi farla negativa, direi che il film non è esattamente quello che avevamo in mente all'inizio, ma qualunque regista direbbe la stessa cosa, paradossalmente potrei dire che, per un regista alla prima opera, non è sicuramente un ottimo biglietto da visita per il botteghino, però è un ottimo biglietto da visita per i produttori intelligenti che vogliono fare cinema di un certo livello e non credono che il cinema non serva esclusivamente a fare miliardi, anche se quello è molto importante.
Roberto Leggio: Essendo anche io il regista non posso naturalmente dire che è un grande film, certamente è un buon prodotto e la cosa di cui andiamo orgogliosi è che siamo riusciti a girare un horror senza morti ammazzati e neanche una goccia di sangue. E questo secondo me dovrebbe far pensare a quello che potremmo riuscire a fare in futuro ed ai nuovi produttori d'immergersi in produzioni del genere.

Cosa ci proporrete in futuro?
Federico Greco: Personalmente non ne ho idea, perché ho ovviamente tante cose nel cassetto, come chiunque nel mondo, non solo i registi, l'unica cosa è aspettare l'uscita di questo film per vedere dopo se qualche produttore si fiderà di darci in mano qualcos'altro. In linea di massima mi piacerebbe continuare nel cinema di genere, magari questa volta molto più cattivo, riflettendo anche sull'assenza della politica come la conosciamo oggi.
Roberto Leggio: Io ho un grande sogno nel cassetto: girare un film che abbia meno problemi di quanti ne abbiamo avuti girando questo, ho un progetto per un noir esoterico e sto cercando un produttore disposto a farlo, comunque, a breve termine, dovrei pubblicare un nuovo libro intitolato Pop friction.



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